Archivi categoria: Articoli Letterari

RICAPITOLANDO SULLA DE BEAUVOIR

A 16 anni una persona tanto cara, mi ha parlato di Simone De Beavoir, affiancandola alla figura del grande filosofo J.P. Sartre.

Chiaramente non sapevo chi fosse, ma sentire il nome del suo libro “Memorie d’una ragazza perbene” mi fece incuriosire.

Risultato immagine per simone de beauvoir frasi

Simone De Beavoir è nata “il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino, in una stanza dai mobili laccati in
bianco che dava sul boulevard Raspail. Nelle foto di famiglia fatte l’estate successiva si
vedono alcune giovani signore con lunghe gonne e cappelli impennacchiati di piume di
struzzo, e dei signori in panama, che sorridono a un neonato: sono io.”

È l’incipit del suo libro di cui vi parlavo sopra, l’inizio di una vita fatta di letture, studio, passioni, sconvolgimenti, ma soprattutto libertà.

Quando usiamo il termine libertà pensiamo forse ad una vita libera da convenzioni e restrizioni, probabilmente ci sbagliamo.

Ce lo insegna la De Beuvoir che nei suoi libri autobiografici ci consegna una scenario di vita (il suo) che ci vuole spiegare come le battaglie vanno sudate, si vincono ma

“Se vivi abbastanza a lungo, vedrai che ogni vittoria si muta in sconfitta.”

Ritornando alla sua biografia, nasce da una famiglia alto-borghese, un po’ in declino in quegli anni per bancarotta accreditata al nonno materno.

Tuttavia condussero con difficoltà una vita medio-borghese, permettendogli di leggere e di coltivare le sue più grandi passioni.

Mio padre aveva trent’anni, mia madre ventuno, e io ero la loro primogenita. Volto una pagina dell’album; la mamma tiene in braccio un neonato che non sono io; io porto una gonna pieghettata e un berretto, ho due anni e mezzo, e mia sorella è appena nata. A quanto pare, io ne fui gelosa, ma per poco. Per quanto lontano riesco a spingere la memoria, ero fiera d’essere la più grande: la primogenita. Mascherata da Cappuccetto rosso, con la focaccia e il burro nel panierino, mi sentivo più interessante d’una lattante chiusa nella sua culla. Io avevo una sorellina, ma lei non aveva me.

C’è una fase della sua vita che la segna molto: l’incontro all’università nel 1929 con Jean-Paul Sartre che sarà il suo compagno di una vita, senza convivenza, senza unione civile o religiosa, lo accompagnerà in giro per il mondo per affrontre temi sociali e umane più importanti.

Non per questo entrambi sono riconosciuti come due filosofi esistenzialisti.

Un momento epocale e di svolta come scrittrice sarà la pubblicazione del libro “Il secondo sesso”.

Il saggio-critica può essere definito il manifesto del femminismo: anticipata un po’ da Virginia Woolf sul tema, la De Beauvoir, dopo il suo rientro dagli Stati Uniti sconvolge il pubblico parlando della donna nella storia e non solo.

Dal punto di vista umano, sociale, psicologico, antropologico, la donna diventa il centro di un dibattito che la mette a confronto con l’altra figura: l’uomo.

I desideri, le passioni, il sesso, le mestruazioni: non c’è mai stata nessuna donna che in TV abbia parlato così tanto della figura femmnile come Simone.

 

Da tutti quindi il Secondo Sesso viene considerato come un manifesto femminista per eccellenza. Non per altro, la tradizione letteraria che anticipa questa corrente di pensiero, l’esistenzialismo appunto, si basa su concetti che vedono l’uomo (e a questo punto anche la donna) ritrovare un’esistenza che ormai è stata sconvolta dalla guerra.

 

È bello ritrovare nelle sue pagine la speranza: incantevole il libro dedicato agli ultimi anni di vita di sua madre in un letto d’ospedale; sentire come la De Beavoir ci insegna qualcosa:

 

No, mi dissi, ordinando sul ripiano una pila di piatti, la mia vita condurrà in qualche posto..”

 

Ad ognuno la sua interpretazione:

 

sono nata il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino, in una stanza dai mobili laccati in bianco che dava sul boulevard Raspail. Nelle foto di famiglia fatte l’estate successiva si vedono alcune giovani signore con lunghe gonne e cappelli impennacchiati di piume di struzzo, e dei signori in panama, che sorridono a un neonato: sono io…”

attraverso la bocca il mondo entrava in me più intimamente che non attraverso gli occhi o le mani. Non lo accettavo in blocco…. In compenso, approfittavo con passione del privilegio dell’infanzia, per la quale la bellezza, il lusso, la felicità, sono cose che si mangiano..”

la conseguenza fu che mi abituai a considerare la mia vita intellettuale – incarnata da mio padre – e la mia vita spirituale – diretta da mia madre – come due campi radicalmente eterogenei, tra i quali non poteva esserci alcuna interferenza..”

Il giorno in cui entrai in quarta – prima – ero ormai sui dieci anni – il posto accanto al mio era occupato da una bambina nuova: una brunetta dai capelli corti. Aspettando la signorina, e alla fine della lezione, parlammo. Si chiamava Elizabeth Mabille, e aveva la mia età…” 

” da quando ero nata, ogni sera mi ero addormentata un po’ più ricca della sera prima; mi elevavo a grado a grado; ma se in cima non avrei trovato nient’altro che un triste pianoro, senz’alcuna meta verso cui puntare, a che pro? no, mi dissi ordinando sul ripiano una pila di piatti, la mia vita condurrà in qualche posto.”

“le guance mi si fecero di brace; guardai con orrore l’impostore che per anni avevo preso per il rappresentante di Dio: d’improvviso, si era alzata la veste, scoprendo la sottana della bigotta; la sua veste di prete non era che un travestimento; vestiva una comare che si pasceva di pettegolezzi. Lasciai il confessionale con la testa in fiamme, decisa a non rimettervi più il piede..”

“avevo sempre desiderato conoscere tutto; la filosofia mi permetteva di soddisfare questo desiderio, poiché mirava alla totalità del reale..”

leggendo il giornale appresi con stupore che l’aborto era un delitto; ciò che succedeva nel mio corpo riguardava soltanto me; nessun argomento riuscì a smuovermi da questa convinzione..”

da questo momento, vi prendo in mano io – mi disse Sartre quando mi ebbe annunciato ch’ero stata ammessa agli orali…”

parlavamo di una quantità di cose, ma in particolare d’un argomento che m’interessava sopra tutti: me stessa. Gli altri, quando pretendevano di spiegarmi, mi annettevano al loro mondo e m’irritavano; Sartre, al contrario, cercava di situarmi nel mio proprio sistema, mi comprendeva alla luce dei mie valori, dei miei progetti..”

 

Francesco Cornacchia

 

 

Simone De Beauvoir: l’identità di una donna

Burning Daylight: Jack London

london-chair.webBurning Daylight is a Jack London’s book, one of my last readings. The story is about Helam Hernish, a strong, handsome and glad man (as his nickname). He decided to reach Alaska to find gold mines. In this way, Burning Daylight will became a rich man. But if on one side the economic victory wramps him physically and intellectually lost, little by little, the characteristics of his origins. In the narrative framework appears the figure of Dede Mason, secretary of the rich Hernish, which will show the true side of his life, the lie of success and money. Between rides in nature, the two fall in love but, before they can join, Burning Daylight will have to make a choice: be the old Hernish, humble, strong, brave, or the current Hernish, a business man, ultra billionaire, alcoholic. Love will triumph in Hernish and, as said Jack London, “love is the best thing that a man can have”.

Francesco Cornacchia


Italian Version:

Radiosa Aurora: Jack London

Anna Achmatova: La Voce del Popolo. I^ Parte

Anna Achmatova nasce Gorenko il 23 giugno 1889 a Bolsoj Fontan e subito dopo la sua nascita, la famiglia si traferisce nei sobborghi di Pietroburgo, un luogo nel quale la poetessa maturerà il suo istinto artistico. Risale al 1903 la relazione sentimentale col futuro marito Gumilev al quale si unirà nel 1909. Subito dopo il matrimonio iniziano i viaggi in Europa grazie ai quali conosce Modigliani, allora ancora uno sconosciuto, che le dedicò una serie di ritratti dei quali sono uno ancora conservato. Partecipò attivamente alla vita intellettuale di Pietroburgo inserendosi nella Corporazione dei poeti e identificandosi nel movimento acmeista. Quest’ultimo prendeva il nome dalla parola greca “akme” che significa “vertice” o “culmine” e nacque sulla scia del simbolismo e del decadentismo. Risalgono al 1912 e 1914 le prime raccolte di poesie “Sera” e “Rosario”. Le liriche appaiono immediatamente nella loro profonda semplicità dedita all’amore e all’eros. Nella tematiche scelte dalla poetessa, il verso sembra essenziale, molto più significativo rispetto alla sovrabbondanza di parole che la poesia simbolista presenta. Grande popolarità ottennero poesie come “La porta è socchiusa”, “il canto dell’ultimo incontro” “al collo un filo di esili grani”. La cultura russa, a cavallo tra i due secoli, stava vivendo un fruttuoso cambiamento che spingeva oltre le barriere di un linguaggio ormai trascorso. Anna Achmatova mette al centro della poesia se stessa usando una parola ricontestualizzata alla realtà percepibile. I versi diventano allora accessibili, reali e al tempo stesso, assolutamente raffinati. Si giunge a “Lo Stormo Bianco”, terza raccolta dell’Achmatova, uscita nel 1917, che sancisce una trasformazione fondamentale nella parola della poetessa. L’anno di pubblicazione è lo stesso della rivoluzione russa e del rovescio del regime zarista. Queste vicende storiche, soprattutto la guerra, vengono vissute dalla poetessa come un cataclisma. Con senso quasi di chiaroveggenza, l’intimità della lirica achmatoviana viene sconvolta dagli avvenimenti prossimi. Il rapporto spirituale della poetessa con la Russia del tempo viene violato e insieme ad esso, anche il rapporto con il marito inizia a incrinarsi. Gli allontanamenti prolungati di Gumilev, infatti, sanciscono la rottura della coppia che divorzia nel 1918….

(Continua)

 

the resurrection of Tolstoj

mediaResurrection is the last book written by the great russian writer Tolstoj. The denses pages and the attention of details are important elements of story. The title recall to the aweken of the spirit and the soul. There is a relationship with religious aspect too. In fact Resurrection refers to the famous story about Jesus from Nazareth.

The story of Resurrection is about the spiritual aweken of Nechjuldov, bourgeois and nester. He will decide to change his life when he found, in a courthouse, Katiusa Maslova, his first love. He mets her in aunt’s home when he was young and seduced her. Later, Nechjuldov, will leave Maslova to her destiny, without money and with child. Years later the famous nester, begining lawyer, will find Maslova in a chamber of court. In that moment, Nechljuldov understood that the destiny of Maslova was in his hands. So he will repair to his error, asking for wife Masvola.

Nechjuldov will be hero and anti-hero. He fight and, in the same time, he loses. As Virginia Woolf said: “he is scorpion between brillant petals”. The sense of romance move to second plain, focusing the attention on the Nechjuldov’s human affairs. Probably Tolstoj wrote Resurrection for close a part of his life.

Francesco Cornacchia

Italian version:

LA RESURREZIONE DI TOLSTOJ

Le Diable au corps l’erotismo di Radiguet

Radiguet-websiteConfinare “Il Diavolo in corpo” dello scrittore Raymond Radiguet tra quei libri classici prettamente erotici, è un errore. Quando Radiguet scrisse “Le diable au corps” era giovanissimo. Stupisce probabilmente la precocità della sua scrittura; ancor di più l’umana vicenda dello scrittore, che morì giovanissimo, a soli vent’anni. E stupisce ancora di più pensare che, un “adolescente“, abbia composto la sua prima opera con timbriche così marcate. La domanda sorgerebbe spontanea: come può aver vissuto così tanto da poter aver scritto un’opera intimo-sentimentale? La questione può essere risolta riprendendo le parole che lo stesso Radiguet11130337_10204181566287477_2151801857780756214_o espresse a suo tempo: “un romanzo scritto a diciassette anni? È un luogo comune e perciò una realtà non trascurabile che per scrivere si deve aver vissuto. Ma quel che vorrei sapere è a quale età si ha il diritto di dire: ho vissuto. Per me credo che a qualsiasi età e fin dalla più tenera, si è vissuto e si comincia a vivere: non si può parlare dell’aurora senza aspettare che annotti?”. Ma messa da parte l’età e le controversie, scendiamo invece a fondo nell’opera. Radiguet per scrivere le diable au corps si ispirò a fatti personali. La storia è quella d’amore tra un sedicenne e una giovane signora, Marthe Grangier, sposata ad un soldato partito per la Grande Guerra. Tra i due scoppia un amore clandestino, dovuto indubbiamente alle condizioni anagrafiche e sociali dei protagonisti. Per superare queste inadeguatezze, il giovane adolescente costruirà attorno a sé uno scudo di irriverenza, deridendo in tal modo la società e la sua famiglia. Marthe invece avrà un ruolo “oscuro”, di donna sulla quale il sedicenne vuole cucire il ruolo di viziosa e sfrontata del Settecento. Raymond Radiguet et Marcelle MeyerRadiguet certamente non vuole raccontare la “storia d’amore” banale, ma indagare anche sui timori, le gelosie, gli orgogli. Saranno la serie di eventi che si intrecceranno a far unire i due protagonisti: dalla discesa dal treno di Marthe che colpisce il sedicenne, alle discussione sui poeti Baudelaire, Verlaine, Rimbaud che sono scomodi al marito di Marthe; dalla casa ammobiliata secondo i gusti del sedicenne, all’amore spontaneo e disubbidiente di Marthe. Insomma una storia di pulsioni naturali, di amplessi consumati per esigenze, senza troppi ricami. Radiguet eleva la storia a qualcosa di più sublime. L’amore è “il vero delitto del romanzo” come sostiene Renzo Paris nella sua Introduzione a l’edizione Newton Compton, “un amore forse visto dal narratore anche in seguito alle letture freudiane di moda, un amore tabù che scatena sensi di colpa a grappoli, insieme alla paura della perdizione, della fine dell’identità”. Un amore semplice che però alla fine del romanzo si trasforma in qualcosa di più oscuro. Nel momento in cui Marthe scopre di essere incinta, nell’adolescente si innescano sentimenti contrastanti: gelosia e passione, vorrebbe scoprire di chi sia il bambino e spera che sia del marito. Alla fine del romanzo, quando Marthe muore, l’ordine si ristabilisce intorno alle cose. Un ordine che sembra essere il meccanismo chiave delle cose: quello stesso meccanismo che si vive agli albori di una guerra. Accettare il proprio destino, sentirsi vittime del tempo: Radiguet sembra cogliere queste sfumature per scrivere le diable au corps. Infatti il finale, che probabilmente molti crederanno a lieto fine, lascia sgomenti di fronte al cinismo e all’egoismo che assume il sedicenne per la perdita della sua amata. Le diable au corps è un esempio perfetto di romanzo che indaga le vicende umane e psicologiche dei protagonisti, senza risparmiare i doppi sensi e le critiche. Probabilmente se avesse vissuto più a lungo, Radiguet ci avrebbe regalato delle pagine ancora intense e “scomode” come quelle del “Diavolo in corpo”.

Francesco Cornacchia

A JOURNEY THROUGH MEMORY

1465817_1376076546024628_1022200826415422144_oThe mosaic and the sandglass” is the new collection of the Italian poetess Stefania Di Pinto, where time (the sandglass) and life (the mosaic) are the main themes.

The poetess travels through memory and recalls past encounters and feelings. These recurring themes are scanned by the lines of “To Luigi”, “Grandmother”, “A thought for Angela”, “Father”, “To Francesco”, where you can face the world of intimate feelings and the painful moments of separation. Some of these inscriptions are filled with sadness, unsuitability, unrequited love, all recalling “the ghost of freedom”, fighting the heavy weight of convention.

Symbolism and hermeticism, a simple line, few commas, free syntax are features of a woman, strong in her traditional literary education, facing modern society and longing for “a held out hand/ among streets/ crowded of human mosaics/ and so full of silence”.

Love plays a remarkable part in Stefania’s poems, but we reach it on an astral, sublimate side, where feelings turn to dreams, where everything “stands as a frozen illusion”.

Even if people may be afraid of the running of time, they can’t stop to wish “to be reunited in the memory of the Universe”. And then, the poetess undertakes her new path towards a “Dream of life”, the most interesting poem, the climax of the collection, where feeling and fear overcome time. Everything stops, is unchangeable, is only sheer illusion.

Verse is free to run, with no schemes or rhymes and it recalls Symbolism, by which each word hides “another” meaning. Stefania Di Pinto has the unique gift to question and to ask for enigmas, to leave everything suspended and, however, eager to go beyond the gate. Poetry is sealed to the tireless research of truth, probably revealed, probably not: the hidden treasure of the collection is to be “ ungrateful and always poised”.

 

DREAM OF LIFE

A dazzling sun whips the peaks of Sinai.

Caravans cross fading dunes,

Someone falls, collapses, shattered,

The youngest run ahead.

Their cries are packed into the void,

So lazy and unchangeable.

I am there, dumb,

Watching them passing by, but here…

Someone pushes my back, scornful,

Throws me in that shouting bustle.

And I run, too, breathless,

I stop in an oasis

To tame a wild thirst.

But no drops can comfort

My deceived roaming about.

And I walk,

Watching the huge abyss of the sky,

Comforting my nights

With greedy hugs,

With sex I don’t know.

My gaze goes beyond the planets,

Far and exstinguished,

My mind bends but

It doesn’t rejoice.

Caravans are still going ahead slowly,

The sun has risen again, glaring,

On the towering peaks of Sinai

And through the glow I find a passage,

In vain I try to catch,

Into the void,

The memories of a falling old man,

Of an affected father,

Of an intriguing little boy,

I am dying out

But I am still curious.

LA RESURREZIONE DI TOLSTOJ

Immagineresurrezione

Resurrezione è l’ultimo libro composto dal grande scrittore russo Tolstoj. Le pagine fitte, la cura dei dettagli e dei margini entro cui si sviluppa una storia intensa, sono gli elementi importanti di questa narrazione. Una segnalazione di intenti non manca neanche nel titolo. Resurrezione, infatti, richiama il risveglio dello spirito, della carne, dell’anima. Insieme all’aspetto intellettuale, vi è come sottofondo, un legame con i cardini religiosi entro cui si sviluppa la famosa storia di Gesù di Nazareth.

Resurrezione è la storia del risveglio spirituale che avviene in Nechljudov, borghese e latifondista, il quale sentirà il coraggio di cambiare la propria vita nel momento in cui, in un aula di tribunale, ritrova il suo primo amore: Katiuscia Maslova. La donna, conosciuta in casa delle zie quando lui era ancora giovane e con un futuro prosperoso, viene sedotta da Nechljudov e successivamente abbandonata con un figlio nella pancia e appena  100 rubli. Maslova accusata di adulterio, viene cacciata e abbandonata al suo destino. Dopo anni il famoso latifondista, affermato e divenuto avvocato, la ritrova in un aula di tribunale, accusata di veneficio. Nechljuldov cosciente del fatto che il destino della Maslova sia solo imputabile a se stesso, dopo un errore commesso in aula mentre tentava di salvarla dall’accusa che la condanna a 4 anni di lavori forzati in Siberia, tenta di rimediare al destino ingiusto inflitto alla donna proponendogli il matrimonio. Ma le vicende della vita sono crudeli e finiranno per portare Nechljudov ad un destino indenne da perdono.

Nechljudov sarà eroe ed antieroe di se stesso. Combatte e allo stesso tempo perde; è, come scrisse Virginia Woolf : “lo scorpione in mezzo ai petali brillanti, colui che riassume in sé tutta l’esperienza, rigira il mondo fra le dita e non finisce mai di domandarsi, anche quando ne gioisce, qual’è il suo senso, e quali dovrebbero essere i nostri scopi”.  Il senso del romanzo passa in secondo piano, si concentra maggiormente sulle vicende umane di un solo individuo che cerca disperatamente la redenzione. Ma non è semplice all’interno di un contesto in cui vige arroganza e indifferenza. Tolstoj probabilmente scrisse questo libro per chiudere una parantesi della sua vita, e non risulta neanche strano che abbia scelto la tematica del’anima per chiudere in bellezza il suo percorso letterario.

Francesco Cornacchia


http://www.raiscuola.rai.it/articoli/umberto-galimberti-resurrezione-di-tolstoj/13618/default.aspx

http://www.letteratura.rai.it/articoli/resurrezione-di-lev-tolstoj-secondo-serena-vitale/20139/default.aspx

english version:

the resurrection of Tolstoj

Padri e Figli di Turgenev

turgenevQuando mi è stata concessa la possibilità di leggere “Padri e Figli” dello scrittore russo Turgenev, non avevo ben compreso quale aspettative avrebbe lasciato in me questo romanzo. La tematica che balza immediatamente in superficie è quella del “nichilismo” che ci viene presentata in una chiave assolutamente innovativa, se contestualizzato all’epoca in cui fu reso pubblico il testo. Padri e figli infatti viene pubblicato nel 1862 e raccolse molti consensi da parte dei critici del tempo, uno tra tutti Pisarev il quale ritenne che “i personaggi e le situazioni, le scene e i paesaggi di Padri e Figli sono tracciati in modo così concreto, e nello stesso tempo morbido, che il più accanito nemico dell’arte sente, nel corso della lettura, un qualche incomprensibile piacere, che non si spiega né con l’interesse delle vicende narrate, né con una particolare verosimiglianza dell’idea principale” (cfr: “Niente, niente, niente di Paolo Nori, prefazione) . Tuttavia il polverone altrettanto contrastante che si sollevò sulla validità ideologica dell’opera è perdurato per molti anni. Ma oggi è facile riconoscere nell’emblematica figura del nichilista Bazarov (protagonista indiscusso del libro) un individuo che probabilmente ci rappresenta. “Padri e Figli” è un condensato di elementi: dal contrasto evidente tra generazioni ai cambiamenti epocali e politici, dall’ideologia liberale ad una radicale. Ed è proprio nella rilevanza di elementi condensanti che mettono al buio la trama che passa, per questo motivo, in secondo piano. La storia si apre con l’arrivo in patria di due giovani amici Evgenij Bazarov e Arkadij Kirsanov i quali sono stati fuori per tre anni per motivi di studio. I due soggiornano momentaneamente nella casa di Arkadij, prima che il compagno Bazarov ritorni a casa sua. In questi pochi giorni di convivenza sorgeranno i primi contrasti tra i “padri” (Nikolai Petrovič, e suo fratello Pavel Petrovič) e i due giovani, di cui però si rende maggiormente protagonista di contrasti proprio Bazarov, il nichilista, il quale con le sue idee “moderne”, andrà contro i due fratelli Petrovič. Possiamo segnare con certezza alcune date: 1859, periodo in cui si svolgono i fatti, 1861, epilogo dei fatti accaduti dopo l’abolizione dell’istituto della servitù della gleba. Ebbene, il romanzo si modula su due poli opposti: una cultura nobiliare antica e una nuova democratica. Gli argomenti più importanti sono: l’atteggiamento verso la cultura elaborata della nobiltà, l’arte e la scienza, la condotta dell’uomo, la morale, l’educazione, il dovere sociale. I Petrovič rappresentano il polo più radicale, quello antico ancora legato ai vecchi dettami ideologici, Bazarov, il nichilista, è il polo moderno, l’animo liberale, che disprezza la chimica, le scienze naturali, il materialismo. Passerà in secondo piano l’opinione di Arkadij, facilmente influenzabile e poco convinto delle sue idee. Allo stesso tempo troviamo in Bazarov dei lati negativi propri del suo animo anticonformista. L’aspetto che forse mette maggiormente in discussione la figura del nichilista, sorge nel momento in cui si trova di fronte a qualcosa che può comportare una contraddizione, rispetto al suo atteggiamento liberale: l’amore. Infatti Bazarov vi rinuncia; l’amore è solo un fatto fisico, non può andare oltre. Alla fine tuttavia, Bazarov cadrà in una passione struggente nei confronti di Anna Odincova, la donna della quale si innamora. Quest’ultima però sembra non corrisponderlo, anzi la nobildonna tenderà ad essere sempre più fredda e distaccata. Inevitabilmente l’eroe nichilista sembra perdere credibilità nel racconto di fronte alla vittoria del sentimento amoroso rispetto all’anticonformismo sbandierato. Ma improvvisamente il tema amoroso passa in secondo piano perché entrano in scena i genitori del nichilista, due persone devote al tanto amato figlio unico Bazarov. Nello scorrere delle pagine, Turgenev traccerà dei profili così struggenti dei due genitori nei confronti della fine imminente del protagonista il quale, quasi con coscienza, deciderà di concludere i suoi giorni per scelta distruttiva. Forse è nella figura contrastante di Bazarov che si cela la magia di quest’opera oggi acclamata come tra una delle più importanti della letteratura russa. Forse è nel finale così perfetto quanto al tempo stesso contraddittorio, che si presenta al mondo un libro istruttivo e assolutamente moderno. Non mi resta che augurarvi buona lettura.

Francesco Cornacchia

Siddharta letto dai Giovani: recensione di Dario Di Pinto

Quando la lettura diventa un percorso di crescita sento che siamo sulla strada giusta. Ci sono varie fasi nella vita dell’uomo che vengono superate per grado, lentamente. L’adolescenza è un momento essenziale nella crescita di un individuo perché segnerà in maniera incisiva il futuro. L’oggetto in questione dell’articolo di oggi non è una recensione che ho scritto personalmente, ma quella di un giovane adolescente: Dario Di Pinto. In estate, concluso il ciclo di studi scolastici, si assegnano generalmente delle letture da accompagnare nelle calde giornate sulla spiaggia. Ebbene lo stesso è avvenuto per Dario il quale, tra una lista di libri, ha scelto “Siddharta” di Hermann Hesse. Onorato e lusingato, profondamente colpito dalla profondità dei suoi pensieri, ho pensato di pubblicare il suo scritto, lasciando un contributo essenziale al percorso intrapreso in questo spazio culturale: dare un senso alla lettura. Di seguito trovate la recensione scritta di pugno dal giovane Di Pinto. Buona Lettura. Dimenticavo: Dario ha solo 13 anni. A voi trarre conclusioni:

SIDDHARTA

RECENSIONE DI DARIO DI PINTO (13 ANNI)

download

Il poema “Siddharta” fu scritto nel 1922 da Hermann Hesse un autore tedesco di notevole fama. Lo scritto narra la vita e le vicende appunto del giovane Siddharta figlio di un bramino, ragazzo semplice, abituato a mangiare poco ma molto diverso dagli altri giovani. Si distinse ben presto infatti per la sua ragguardevole capacità di pensare. Grazie a questa dote era capace di isolare il suo corpo terreno dalla sua “Anima” tramite anche l’OM, quella parola fondamentale alla base di tutto che permetteva di raggiungere la pace e la serenità mentale e spirituale. Grazie a questo riusciva quindi ad isolare il dolore, la fame, la sete, qualsiasi sofferenza. Sin da giovane Siddharta cercava questa saggezza infinita e ben presto capì che quest’ultima non poteva essere trasmessa dagli insegnamenti dei bramini e dagli anziani saggi ma bisognava trovarla nel proprio “IO”. Fu per questo che il ragazzo non volle mai seguire una dottrina e, non appena divenne uomo, se ne andò dalla sua casa paterna per cercare quindi la vera saggezza interiore. Questo viaggio lo intraprese assieme al suo amico migliore, la sua ombra, Govinda. Per anni i due compari viaggiarono vivendo di poco, un solo pasto al giorno vestiti di abiti semplici…degli stracci. Un anno in particolare trovarono una dottrina: il Saggio di quest’ultima era il Budda, il Perfettissimo. Ben presto lo riconobbe Siddharta, nonostante il Sublime vestiva ed elemosinava come tutti gli altri monaci, osservando il suo volto. Anche se non pareva allegro ne triste ma esprimeva pace, si riconosceva quel sorriso interno, puro, umile e sereno come quello di un bambino in buona salute. Visto ciò Govinda decise di fermarsi in quella dottrina con l’Illuminato e abbandonò il suo più grande amico che non volle fermarsi…anzi decise di andare avanti e cercare la perfezione da solo. Senza un maestro che cercasse di spiegargliela, senza studiare da manoscritti o altro…soltanto riflettendo, pensando. Si incamminò allora da quel villaggio dove aveva riposato senza il suo compagno e dopo anni Siddharta cambiò, iniziò a diventare vecchio e non curava più il suo corpo. Le unghie gli crescevano lunghissime così come la sua barba e i suoi capelli sporchi…ormai era rimasto con stracci e privo di tutto…quando poi trovò qualcosa: un fiume. Nei pressi di quest’ultimo viveva un semplice barcaiolo e fu allora che l’uomo decise di fermarsi e passare i suoi ultimi anni lì assieme all’altro vecchio. Dopo un po’ di tempo Siddharta capì che aveva trovato il suo maestro, il barcaiolo, anche se questo era molto semplice aveva un’incredibile dote: quella di saper ascoltare. Ogni volta che si raccontavano le loro vite questo sapeva rimanere in silenzio per tutto il tempo ad ascoltare, a pensare. Il pover uomo aveva imparato tutto da quel fiume ancor più Saggio che trasmetteva la sensazione del sapere, della saggezza. Meravigliosi furono quegli ultimi anni di semplicità che trascorse insieme al barcaiolo. Tante ore passarono i due a pensare sulla riva del fiume quando poi un giorno Siddharta sorrise e solo dopo si rese conto che quello era lo stesso sorriso che aveva l’Illuminato di quel villaggio lontano molti anni prima. Siddharta aveva raggiunto la sapienza la saggezza la perfezione: Siddharta era diventato un “Budda”.

Questa è in breve la storia del poema che mi ha colpito di più in assoluto, mi ha commosso leggere questo libro, riga per riga e penso di averlo letto nell’età giusta. Mi ha fatto riflettere molto su cosa significa davvero la saggezza. Infatti ho capito che non significa sapere tutto bensì come comportarsi in qualsiasi occasione anche se banale o sciocca; bisogna riflettere e pensare a tutto, bisogna sperimentare, studiare gli altri, i loro comportamenti ma soprattutto bisogna saper ascoltare se si vuole davvero sapere e…imparare. Io penso che in ognuno di noi sia rinchiusa la Saggezza, anche nel più perfido dei ladri e criminali ma non tutti, specialmente questi ultimi, sanno sprigionarla, non sanno dove trovare la chiave per togliere il lucchetto della gabbia dove è rinchiusa la nostra Sapienza interiore. Per questo io penso che bisognerebbe “pensare” un po’ di più alle cose. Ogni religione, quindi appunto il Buddismo, il Cattolicesimo ecc., comprende un qualche tipo di “preghiera”, ma, per come la vedo io, sono soltanto delle frasi imparate a memoria che servono a distoglierci un po’ dalla realtà, dal mondo in cui viviamo. Perciò credo sia più utile al posto di una preghiera un’ora fermi davanti a qualcosa a pensare isolati da tutto ciò che ci circonda, cercando appunto dentro di noi la chiave per la Saggezza.