Le Diable au corps l’erotismo di Radiguet

Radiguet-websiteConfinare “Il Diavolo in corpo” dello scrittore Raymond Radiguet tra quei libri classici prettamente erotici, è un errore. Quando Radiguet scrisse “Le diable au corps” era giovanissimo. Stupisce probabilmente la precocità della sua scrittura; ancor di più l’umana vicenda dello scrittore, che morì giovanissimo, a soli vent’anni. E stupisce ancora di più pensare che, un “adolescente“, abbia composto la sua prima opera con timbriche così marcate. La domanda sorgerebbe spontanea: come può aver vissuto così tanto da poter aver scritto un’opera intimo-sentimentale? La questione può essere risolta riprendendo le parole che lo stesso Radiguet11130337_10204181566287477_2151801857780756214_o espresse a suo tempo: “un romanzo scritto a diciassette anni? È un luogo comune e perciò una realtà non trascurabile che per scrivere si deve aver vissuto. Ma quel che vorrei sapere è a quale età si ha il diritto di dire: ho vissuto. Per me credo che a qualsiasi età e fin dalla più tenera, si è vissuto e si comincia a vivere: non si può parlare dell’aurora senza aspettare che annotti?”. Ma messa da parte l’età e le controversie, scendiamo invece a fondo nell’opera. Radiguet per scrivere le diable au corps si ispirò a fatti personali. La storia è quella d’amore tra un sedicenne e una giovane signora, Marthe Grangier, sposata ad un soldato partito per la Grande Guerra. Tra i due scoppia un amore clandestino, dovuto indubbiamente alle condizioni anagrafiche e sociali dei protagonisti. Per superare queste inadeguatezze, il giovane adolescente costruirà attorno a sé uno scudo di irriverenza, deridendo in tal modo la società e la sua famiglia. Marthe invece avrà un ruolo “oscuro”, di donna sulla quale il sedicenne vuole cucire il ruolo di viziosa e sfrontata del Settecento. Raymond Radiguet et Marcelle MeyerRadiguet certamente non vuole raccontare la “storia d’amore” banale, ma indagare anche sui timori, le gelosie, gli orgogli. Saranno la serie di eventi che si intrecceranno a far unire i due protagonisti: dalla discesa dal treno di Marthe che colpisce il sedicenne, alle discussione sui poeti Baudelaire, Verlaine, Rimbaud che sono scomodi al marito di Marthe; dalla casa ammobiliata secondo i gusti del sedicenne, all’amore spontaneo e disubbidiente di Marthe. Insomma una storia di pulsioni naturali, di amplessi consumati per esigenze, senza troppi ricami. Radiguet eleva la storia a qualcosa di più sublime. L’amore è “il vero delitto del romanzo” come sostiene Renzo Paris nella sua Introduzione a l’edizione Newton Compton, “un amore forse visto dal narratore anche in seguito alle letture freudiane di moda, un amore tabù che scatena sensi di colpa a grappoli, insieme alla paura della perdizione, della fine dell’identità”. Un amore semplice che però alla fine del romanzo si trasforma in qualcosa di più oscuro. Nel momento in cui Marthe scopre di essere incinta, nell’adolescente si innescano sentimenti contrastanti: gelosia e passione, vorrebbe scoprire di chi sia il bambino e spera che sia del marito. Alla fine del romanzo, quando Marthe muore, l’ordine si ristabilisce intorno alle cose. Un ordine che sembra essere il meccanismo chiave delle cose: quello stesso meccanismo che si vive agli albori di una guerra. Accettare il proprio destino, sentirsi vittime del tempo: Radiguet sembra cogliere queste sfumature per scrivere le diable au corps. Infatti il finale, che probabilmente molti crederanno a lieto fine, lascia sgomenti di fronte al cinismo e all’egoismo che assume il sedicenne per la perdita della sua amata. Le diable au corps è un esempio perfetto di romanzo che indaga le vicende umane e psicologiche dei protagonisti, senza risparmiare i doppi sensi e le critiche. Probabilmente se avesse vissuto più a lungo, Radiguet ci avrebbe regalato delle pagine ancora intense e “scomode” come quelle del “Diavolo in corpo”.

Francesco Cornacchia

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